l’altare della patria e Brescia
Il ruolo di Brescia
L’iter politico-amministrativo che portò alla realizzazione del monumento ebbe fin dall’inizio fra i suoi protagonisti il politico bresciano Giuseppe Zanardelli, amico degli imprenditori bresciani del settore lapideo, che ebbe un ruolo rilevante nella scelta del marmo bresciano per il più grande monumento concepito per celebrare Vittorio Emanuele II, l’artefice dell’Unità d’Italia.
Il 2 luglio 1889 la commissione regia scelse il marmo di Botticino, preferendolo ad altri materiali nazionali.
La decisione diede luogo a tre successivi contratti di fornitura: il primo datato 12 agosto 1889 con la ditta Lombardi di Rezzato, che gestiva cave a Botticino e Mazzano; il secondo 25 marzo 1903 con la ditta Lombardi e con la ditta Gaffuri e Massardi, anch’essa rezzatese e con cave a Botticino e Mazzano; il terzo e definitivo 20 luglio 1907 con la ditta Lombardi.
Nel complesso, in 22 anni partirono da Brescia verso Roma 30mila metri cubi di marmo, per un peso di circa 80mila tonnellate. Un impegno economico, tecnologico, logistico, imprenditoriale, lavorativo enorme per i mezzi dell’epoca, che determinò la definitiva affermazione del marmo bresciano su scala nazionale e infine internazionale.
Un’impresa di queste dimensioni generò stretti contatti con Roma non solo degli imprenditori bresciani, ma anche dei loro tecnici e delle loro maestranze, che diedero un contributo di straordinaria competenza nella preparazione delle parti costitutive del monumento e nella realizzazione dell’enorme cantiere.
Decisivo fu anche il ruolo di uomini d’affari che curarono gli interessi delle aziende bresciane a Roma. E’ il caso di Adolfo Lombardi (1865 – 1912), rappresentante della ditta Lombardi nella capitale, e di Vincenzo Tonni Bazza originario di Roè Volciano (1878-1920) il cui archivio professionale (oggi conservato in parte presso la Fondazione civiltà bresciana e in parte presso la Banca di Vallecamonica) rappresenta una delle acquisizioni documentarie più importanti degli ultimi anni per ricostruire la modernizzazione di Brescia fra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento.
Un ultimo, decisivo legame dell’Altare della Patria con Brescia è costituito dalla figura di Angelo Zanelli (1879-1942): nel 1908 lo scultore, originario di San Felice, vinse non ancora trentenne il concorso per la realizzazione del grande fregio scultoreo che raffigura l’Amor patrio e il Lavoro, che fanno ala alla Dea Roma. Il 4 giugno 1911, al momento dell’inaugurazione del monumento, era installato solo il modello in gesso. L’opera definitiva venne collocata nel maggio 1925.
L’archivio privato di Angelo Zanelli, contenente bozzetti, disegni, libri, carte private e oggetti personali dello scultore bresciano, è entrato da pochi anni nella disponibilità dei Civici musei di Brescia grazie a un lascito della figlia dello scultore.
Oggi tutti i capi di stato, tutte le delegazioni nazionali e internazionali che si recano a rendere omaggio alla tomba del milite ignoto ammirano, davanti a sé, il capolavoro di un artista bresciano, scolpito in marmo bresciano.